Difendere gli animali è molto difficile perché la cultura è lunga da cambiare. Spesso quando si interviene in loro difesa, privati o associazioni e guardie zoofile (che ora rischiano pure la vita) si hanno le armi spuntate malgrado la buona volontà di pochi.
Cosa possa succedere ora visto che le leggi cambiano, la giustizia è schiacciata dai tempi lunghi e l’ultimo pensiero riguarda il reato di maltrattamento e uccisione di animali, non è dato sapere.
Si deve riflettere sui modi e i tempi di intervento a difesa degli animali in quanto spesso si finisce per danneggiarli. Per la nostra ed altrui esperienza quando non ci si è mossi con il cervello e l’unione di tante persone si sono fatti danni e gli animali sono finiti dalla padella nella brace.
Ma la spinta la dà il cuore, lì è la fonte dell’azione. Vedere sì, ma anche sentire e fermarsi un attimo prima di agire. Consideriamo cosa si può fare senza scontri frontali destinati a peggiorare le situazioni. Quando la mentalità diffusa dà addirittura ragione a chi è “perseguitato” perché maltratta da anni i suoi animali, bisogna veramente essere creativi e cercare altre strade anche se si agisce secondo le normative vigenti.
Prudenza, molta prudenza e appello alla collaborazione delle autorità preposte a questo tipo di reati. Altrimenti, come dicono i passionali, viene da sferrare qualche calcione, ma non è previsto dalle leggi anche se è l’unico linguaggio che certa gente capisce. Non sarebbe disdicevole che i servizi veterinari, intasati dal lavoro e pochi in organico, quando intervengono descrivano i fatti, cioè come trovano gli animali, senza troppi aggettivi fuorvianti. I fatti sono fatti e basta una foto o un video per mostrarli. Una catena di
Roberta Ratti, presidente LIDA Roma
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