Basilicata: per 420 cani solo 1 euro per andare a morire

giovedì 13 maggio 2010 02:07 Pubblicato da Unknown

"Parte il primo stock per la Calabria
Sta avendo grande eco in rete la vergognosa deportazione dei cani dalla Basilicata in Calabria che tutti i volontari conoscono come oasi degli animali. Vincere al ribasso, per andare a morire a spese del contribuente che ora finalmente capisce chi comanda veramente in Italia. Ci spiega a tutti la Regione Basilicata dove ha messo i 300 mila euro stanziati per il randagismo? E' l'Italia dei volontari che si dividono animali calabri e del sud con staffette, adozioni e quant'altro criticabili o meno, poi ognuno agisce secondo la sua responsabilità personale. Mentre chi lucra e li usa come carne da macello riceve soldi pubblici,cioè nostri. Quando qualcuno ci risponderà, cosa che da più di un anno non fa? Cito le interrogazioni parlamentari, gli articoli di stampa e tv locali, qui non si tratta di solo di cani, non siamo mica scemi!"
(Roberta Ratti da lazampa.it 13 maggio 2010)

"Informo che dal 13 maggio c.m., inizierà la deportazione dei 420 cani della Basilicata in uno dei tanti canili del sud, in Calabria, pare a Cosenza, malgrado le lotte combattute in rete, da un anno e un mese, esattamente. In questo paese più si è virtuosi, più si agisce per il benessere dei cani e più si devono affrontare indifferenza ed ostilità.

Domani è prevista al canile la visita di una scolaresca, chissà se nel canile calabrese dove andranno a finire i cani ci saranno le porte aperte e nulla da nascondere come in questo caso?

Ne dubitiamo. Con pervicacia il Presidente della Regione che mai ha voluto discutere la cosa e trovare un accordo, ha mantenuto il suo iniziale disegno.

Dando così prova del rispetto per la democrazia e per i suoi amministrati.

Dando prova che neanche legge le disposizioni in materia di tutela e benessere degli animali più volte ribadite dall’on.le Martini.

Possiamo solo diffondere questa ennesima vergogna.

Ed è triste considerare che è l’unica arma che abbiamo.

Grazie"

Roberta Ratti, presidente Lida Roma


FATTI

Solo 1 euro per andare a morire

La ditta ha vinto la gara d’appalto con tariffe bassissime, le bestie rischiano maltrattamenti”

ROMA – Deportati, affamati, usati per le lotte, per fare carne, semplicemente abbattuti. Cani da rendita, animali da macello. Potrebbe essere questo il destino di 420 randagi ospitati da circa dieci anni in due strutture della Basilicata e venduti per poco più di un euro ciascuno alla Calabria: nel giugno scorso Antonio Imperatrice, presidente della comunità montana Alto Agri di Potenza, ha deciso di offrirli per conto di 11 comuni al miglior acquirente. La gara è stata vinta da un mega canile a Cassano allo Ionio (Cosenza), che ha promesso di mantenere gli animali per 1 euro e sessanta centesimi l’uno al giorno.

Una tariffa ultra low cost visto che nel bando si precisa che nell’ammontare sono comprese le spese di alimentazione, assistenza veterinaria, accalappiamento dei cani nei territori della Comunità, smaltimento dei corpi delle bestie morte, anche di quelle che non appartengono a specie selvatiche né esotiche, dunque mucche e pecore per esempio. Nessuno dei canili della zona, neanche quelli che già accolgono i 420 cani, ha potuto competere nell’appalto. Prezzi troppo stracciati, ribasso vicino al sospetto che con quei pochi soldi i randagi avranno un futuro quanto meno dubbio.

Le associazioni animaliste si sono opposte inviando diverse diffide alle autorità locali, il popolo del web si è mobilitato, due interrogazioni parlamentari della senatrice Pd Donatella Poretti e una lettera aperta dei senatori Roberto Della Seta (Pd) e della stessa Poretti alla Regione Basilicata non hanno avuto ancora risposta. Il canile calabrese, una specie di maxi colonia da mille posti-cani, attende solo l’autorizzazione dell’antimafia per concludere l’affare: il via libera potrebbe arrivare entro dicembre.

Nonostante le proteste, nonostante un lungo e articolato parere contrario al trasferimento della Asl: lo “sradicamento” arrecherebbe «inutili sofferenze» agli animali dicono i servizi veterinari di Potenza. «E infliggere sofferenze rappresenta un reato ai sensi dell’art. 544 ter del Codice Penale» ricorda Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell’Enpa (ente nazionale protezione animali), una delle promotrici della legge sul randagismo (la 281/91). «Abbiamo scritto pagine fondamentali per la cultura italiana con quella norma, così come quella del 2004, la 189, ha stabilito che i maltrattamenti sugli animali sono da considerare reati».
La battaglia va avanti, si annuncia un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti per far luce, come ricorda l’Enpa, di «300mila euro nelle casse della Regione Basilicata per le politiche sul randagismo, mai spesi». L’estate scorsa il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha stabilito con l’ordinanza 163 (16 luglio 2009) un principio importante: gli animali di affezione sono «esseri senzienti» e quindi non sono merce o un problema di cui disfarsi. Appunto. Sarebbe un macello, anche della civiltà.

(da www.chiliamacisegua.org)

http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=12894




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