
Al capitolo sterilizzazioni troviamo la maggior parte del lavoro fatto a spese dei volontari. Quando lo fanno le asl danno l’appuntamento ma è a volte difficile dare l’appuntamento al gatto che di mala voglia si fa ingabbiare. Servono spesso giorni di pazienza. Questa è l’ultima arrivata nel mio zoo personale. Presa con la trappola ha battuto il naso che è diventato un patatone. Andava su e giù impazzita. Servirà molta pazienza per abituarla all’essere umano e renderla adottabile. Sto a buon punto. La ricetta infallibile è: coccole e cibo. I migliori canili e gattili non possono certo offrire un trattamento personalizzato oltre al fatto che in “collegio” è più facile esporsi a patologie, stressarsi, sentirsi abbandonati, avere le difese immunitarie sempre più basse anche per ragioni ambientali e lasciarci la pelliccia. Se poi le strutture vengono gestite da persone che degli animali se ne infischiano ma ci lucrano allora il bando è una presa in giro come vediamo nel fulgido esempio del canile di Rieti, tanto per citarne uno nella Regione. Sarebbe consigliabile che chi gestisce soldi pubblici e li distribuisce a strutture convenzionate per l’accoglienza dei randagi: 1) li controlli periodicamente non con il prosciutto sugli occhi perché magari sono amici o elettori; 2) pretenda registro entrate-uscite, morti, i libretti sanitari con le terapie e tutta la storia sanitaria dell’animale; 3) faccia entrare i volontari regolarmente in un regime di trasparenza; 4) promuova le adozioni controllate dai volontari sia prima sia dopo; 5) abbia un istruttore cinofilo che li renda adottabili evitando la nascita di comportamenti aggressivi, o passivi, di depressione, di squilibrio od altro. Poi chi gestisce un canile o gattile sul campo ne sa sicuramente più di me e soprattutto delle istituzioni che si dovrebbero affidare a chi pensa al benessere degli animali. Il costo è lo stesso. Anzi, spesso ad alti costi corrispondono pessime gestioni e canili lager, mentre i volontari che ad esempio conducono rifugi cercano di ottenere molto a costi ridotti. Finora, diciamolo, la legge n. 281/91 ignorata da moltissimi comuni, è servita ad altri per lucrare sulla pelle di poveri animali come è stato illustrato negli anni dalla cronaca di giornali e tv. Canili in gran parte del sud ma anche del nord hanno vergognosamente rappresentato una inciviltà di base ad alti costi. Le ultime notizie danno il famoso Cafasso da Cicerale introvabile. Quando si trattava di introitare i soldini pubblici che i vari comuni gli elargivano generosamente senza controllare come li impiegasse lui era lì a ritirarli! Il capitolo veterinari ASL è molto interessante. Sterilizzazioni quanto basta e con misura, controlli solo nei rifugi dei volontari, pretendono il microchip ma di sterilizzarli non se ne parla, sicchè i volontari si devono dividere i cani microchippati, dopo aver pagato i chip non resteranno i soldi per le crocchette, ma una priorità bisogna averla, prima i chip e poi il cibo, vuoi mettere? I canili comunali hanno l’immunità parlamentare o ci si va con il prosciutto sugli occhi, sugli allevamenti che riguardano la salute pubblica siamo tranquilli, ci vanno ogni tanti anni. Fa prima ad arrivare la televisione. Insomma, la scelta vegetariana è una scelta di disperazione. Scendere in pista per gli appelli di maltrattamenti non se ne parla, oppure con calma e per piacere. E sì che introiterebbero le multe! Su questo se la battono con la polizia urbana che non conosce leggi e regolamenti in materia di randagismo e tutela animale. Non ha avuto il tempo di leggere. Del resto la loro materia è vastissima e gli animali poco interessano. E sì che anche questi farebbero introitare un po’ di multe! Assenza di guinzaglio, assenza di chip, deiezioni non raccolte, maltrattamenti vari, mancata custodia, tenuta non idonea all’etologia dell’animale ecc. Mi fermo qui, mi sono fatta abbastanza nemici.