LA STORIA DI TARA BIANCA

venerdì 3 giugno 2011 03:08 Pubblicato da Unknown



Eh, sì, cara Anna Maria, ci hai lasciato in un bel guaio. Soprattutto per i tuoi cani. Ora però abbiamo il sospetto che dal Ponte ci stai aiutando nel raccogliere aiuti e solidarietà. Molti lati della tua singolare storia non si possono dire per tutelare la privacy di varie persone. Quello che posso raccontare intanto è l’origine della tua ferma decisione di dedicare la vita e le tue sostanze alla causa del randagismo. Signora colta e molto ricca, più gattara che canara, hai girato il mondo e hai visto molto. Un giorno sei capitata al canile-lager di Porta Portese, la vergogna della capitale, al tempo. Lo stato di quelle povere creature chiuse in box fatiscenti, al buio, sofferenti e malati in attesa di essere soppressi ti ha provocato un tale shock che sei tornata a casa, ti sei buttata sul letto e hai pianto per due ore. Alla fine la tua determinazione: avresti strappato a quel crudele destino tutti i cani che potevi raccogliere. Quando per un caso, uno dei tanti lacrimevoli, ci siamo conosciute nel 2000, avevi circa 300 cani a pane e acqua, come te. Condividevi come una vagabonda la vita di questi cani, in un container, senza acqua, né luce. Dopo esserti svenata in disoneste pensioni per il numero di cani che aumentavano giorno dopo giorno hai avuto la bella idea di questi 55 ettari abbandonati da Dio e dagli uomini, freddi in inverno e caldissimi in estate, in una conca dove neanche a pagamento volevano venire. Selezionavi gli aiutanti al contrario, per quelli disonesti tappeto rosso e per quelli disinteressati in costante polemica. Passavamo sopra tutto sia per i cani sia per la stima che comunque meritavi.


Con gli anni avevi acquisito una grande esperienza nella gestione dei cani, anche quando stavano a pane e acqua. Li nutrivi quasi col bilancino per farli sopravvivere e davi a ciascuno la dose adatta. La prima cosa che facevi al mattino era il giro del rifugio per vedere come stavano e se avevano bisogno di medicinali. Il primo atto erano le cure. Quando gli aiuti arrivavano il cibo doveva essere il migliore per evitare che ammalandosi ti costassero di cure veterinarie. Cercavi i migliori professionisti quando avevi di che pagarli e anch’io ricordo delle regole che ti avevano insegnato i migliori. Ne ho fatto tesoro e con i malati non mi perdo d’animo.
Un inconscio fortissimo ti ha fatto affrontare enormi difficoltà, anche quando eri in dialisi sei voluta tornare al rifugio. Quello era il tuo posto, avevi scelto di stare con i tuoi cani dopo aver vissuto nella ricchezza e nel benessere che senza una meta e una missione nella vita non servono a nulla. I paradisi esotici e vari continenti li avevi visti in lungo e largo quando pochi viaggiavano. Sapevi tutto quello che succedeva attraverso Radio Radicale, sempre accesa. Ci meravigliavi per essere sempre aggiornata pur vivendo in quella conca. La tua eccentricità a volte innervosiva, a volte divertiva, il tuo acume nei momenti migliori e la capacità di giudizio di tante persone difficilmente erano sbagliate. Ora quelli più disinteressati stanno rispettando la tua eredità morale. Da lassù avrai capito tante cose. Molti tuoi cani ti hanno raggiunto e noi ne siamo addolorati. Dei gatti non sappiamo veramente che fare.
Inutile dire che tutti i tuoi creditori – una schiera - noi compresi, proprio per la stima e l’apprezzamento di quello che facevi, mai hanno avanzato richieste. Se serviva qualcosa anche per te, come si suol dire, ti portavamo l’acqua con le orecchie. Verdure pronte, pasti caldi, confezioni di frutta e riso basmati, il tuo preferito. Varie persone hanno cercato di rendere meno pesante una scelta di vita più che spartana. Questa, in breve, parte della tua storia. Aggiungo di aver incontrato poche persone, anche colte, parlare con la tua proprietà di linguaggio. Dicevi che alla fine della tua vita volevi riprendere la lettura di molti libri.

Om bhasma gayatri kaladandu prachodyat
Nam mioho renghe chio
Vai con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo
Amen

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